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Posts Tagged ‘geek’

Prendo spunto da questa segnalazione del fellow geek Roberto, per togliermi il cappello di fronte a un grande esempio di campagna stampa aumentata. O CinePrint, come recita l’intestazione del video.Nessun pensiero strategico, se non quello di posizionare la nuova Lexus come “WOW” (Stunning, appunto). E un co-marketing con l’edizione iPad di Sports illustrated (su cui è presente il video con cui aumentare la pagina stampa).
Anzi, questa interazione tra magazine cartaceo e digitale, forse, è proprio la vera innovazione geniale.
Insomma, ecco il video: tenetevi la mascella.

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Molto bella, anche se andrebbe vista dal vivo per giudicare 🙂
Empreinte, produttore francese di lingerie, per l’apertura del flagship store a Parigi ha realizzato una vetrina davvero particolare – un ologramma notturno, una modella che appare e scompare… molto geek advertising.
Peccato che l’azienda abbia il sito under construction… (ma ancora esistono, ‘ste cose?)

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Awesome.
Decisamente poco conventional, molto geek advertising 🙂
In occasione del lancio della versione 3D di StarWars, al cinema, si è costruito un organo fatto con 20.000 pezzi di Lego – marca che fa dei bei soldi grazie alla serie cinematografica-fantascientifica più famosa dell’universo conosciuto.
Non solo suona ma fa vedere il mondo di Star Wars… Lego Style.
La cosa straordinaria è che l’oggetto funziona sul principio del carillon: Le persone fanno ruotare un tamburo, il tamburo tramite dei rilievi, aziona la tastiera dell’organo. Ma i rilievi sono scenari StarWars…insomma, guardatevi il video, che si fa prima 🙂
Collegamento al business: dalle location dell’oggetto (le prime cinematografiche) possibilità di accedere, attraverso QR code, a un microsito e ordinare i set Star Wars mostrati.

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Parlavo ieri sera con amici del profluvio di articoli e post, a tratti decisamente fastidioso, su Steve Jobs che ancora sta piovendo online e offline. Eppure, nessuno di loro – tranne un godibilissimo e (almeno da me, visto che è la tesi che stavo appunto sostenendo con i miei amici) condivisibilissimo articolo del New Yorker – ha scritto quella che secondo me è la vera natura del visionario di Cupertino: Steve Jobs è il Miles Davis della tecnologia.

Mi spiego.

Come Miles Davis non era il miglior trombettista della sua epoca, così Steve Jobs non era il miglior “tecnico” della sua epoca. Eppure, entrambi avevano qualcosa che nessun altro possedeva: una visione del futuro.

Miles aveva una visione chiarissima di quella che la musica, secondo lui, avrebbe dovuto essere. E l’ha perseguita cocciutamente, finendo per semplificare il be-bop, e per creare nuovi stili musicali, il jazz modale e la fusion. Così come Steve Jobs aveva una visione chiarissima del futuro dell’IT, semplificando prima il PC con il Mac, e poi creando nuovi gadget rivoluzionari come l’iPod, l’iPhone e l’iPad. Entrambi hanno continuato a perseguire la loro visione del futuro indefessamente, senza fermarsi mai, fino alla fine.

Proprio come Jobs, oltre che visionario, Miles era anche un leader autoritario, con un fiuto eccellente per attrarre attorno a sé i miglior talenti che lo aiutassero a concretizzare la propria visione musicale: il jazz modale di A Kind of Blue non sarebbe probabilmente arrivato alle nostre orecchie senza Bill Evans e Coltrane. Allo stesso modo, l’iMac non sarebbe arrivato sulle nostre scrivanie senza Johnatan Ive, che Jobs notò al proprio ritorno in Apple in qualità di iCeo.

Insomma, Miles Davis e Steve Jobs sono stati dei monumentali band leader. I più grandi di tutti, come si evince dal numero di imitatori che hanno generato: sono stati gli unici, nei rispettivi campi, ad aver fatto scuola.

Nel caso di Jobs, poi, l’espressione “fare scuola” non è solo una metafora: il suo vero lascito, secondo alcuni, oltre ai suoi gadget che Apple ha ancora in pipeline, è infatti la Apple University.

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Scelta di comunicazione un po’ curiosa, questa cartolina distribuita da Ford alla Social Media Week.
Dal punto di vista strategico è abbastanza intuitivo pensare che alla SMW (trattandosi di un evento centrato su ambiti fortemente tecnologici) ci sia una forte presenza di addetti ai lavori e che questi siano in buona parte abbastanza Geek.
Attenzione, Geek, non Nerd (qual’è la differenza? ad esempio, si veda qui)
Ora, se uno è Geek (e molti degli addetti ai lavori del Social Media che conosco lo sono), è generalmente fiero di esserlo. Vede questa sua caratteristica come positiva.
Trovarsi di fronte un’azienda che invita a non “sproloquiare come un Geek” sa un filino di insulto, non trovate? 🙂
Si potrebbe immaginare che Ford cerchi di ricavarsi un positioning rassicurante su dei target poco trend setter o innovatori, “democratizzando” la tecnologia. Lecito, ma perché farlo proprio alla SMW?
Il sospetto, se uno dovesse fare un’analisi è che più che democratizzarla questa tecnologia, rischino di banalizzarla,  prendendo in giro quelli che la abbracciano con passione; e quindi, secondo Ford noi geek che  “parliamo strano” siamo un po’ pirla? 😉
Non vorrei dover pensare alla strategia molto italiana di schiacciare verso in basso il livello e mettere un po’ alla berlina quelli che “hanno studiato” o che sono comunque più avanti… glamourizzando la mediocrità e la banalità del poco colto; e qualche sociologo potrebbe trovarci tracce di velinismo / tronismo, ma non esageriamo. Anche se indubbiamente, veline e tronisti (ed escort – trattandosi di Ford la battuta è inevitabile) di sicuro geek non sono.
Scherzi a parte è un approccio di comunicazione e posizionamento lecito, nessuno pretende che debbano fare progetti di Geek Advertising; però mi sembra buffo parlare male di Geek ad un raduno di addetti ai lavori… un po’ come prendere in giro quelli che bevono vino ad una rassegna enologica.

 (poi, per carità, non facciamone un caso, sono solo due cartoline che non so quanti avranno visto… è l’approccio strategico che mi lascia perplesso…)

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Singolare operazione di Ballantine’s – un tatuatore e un tatuaggio con un QR Code. Il primo tatuaggio animato, in realtà aumentata. Sicuramente molto geek.
Al di là della trovata creativa, il progetto è parte di un’operazione più ampia,  di partecipazione al mondo di creativi che hanno cose da dire.
Centrato sulla pagina Facebook di Ballantine’s.
Il prossimo appuntamento è oggi alle 15.00: 45 R.P.M. un graffiti artist, interagirà in stream con il pubblico dalla pagina FB.

Qui sotto il video del tatuaggio.

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Ho deciso che questa sarà la settimana del QR Code, o qualcosa del genere.
Oggi un bell’esempio, proveniente dalla Miami Ad School per Victoria’s Secret.
Come dire, evocativo.

 

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Un ambient interattivo molto impressionante, sia per l’interazione virtuale, che per quella “reale” a seguire.
Per la raccolta fondi destinati alla costruzione di un ospedale cardiochirurgico per l’infanzia, in Brasile.
Da vedere e prendere nota per copiarlo 🙂
 

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Interessantissimo esempio di Geek Advertising, di uso della tecnologia (chimica, non elettronica) per comunicare, fare impatto e dare creativamente il messaggio giusto.

Il committente è Veer.com un archivio fotografico, per veicolare le proprie collezioni di immagini negli ambiti dell’ecologia.

In un merger tra il concetto di foto, di sintesi, di verde… nasce l’idea della “fotosintesi”, declinata creativamente in un messaggio che cambia se esposto alla luce del sole…
La parola chiave che emerge alla luce del sole andava poi immessa nel sito per partecipare ad un estrazione etc etc.

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Come sapete, non sono tenero con l’Augmented Reality per usi pubblicitari.

Questo perché ritengo che il risultatino ottenuto tramite webcam o cellulare non corrisponda alla fatica e alla rottura di scatole richiesta per far scattare il meccanismo.

Se invece mi togliete il trafficare con il mio device e mi fate interagire con un poster o meglio un’installazione tecnologica che pensa a tutto lei… beh, magari se ne può parlare.

L’ha fatto Lynx, e in questi giorni ne stiamo parlando. Va in questa direzione anche l’azione di Ford negli UK. Guardatevi il filmato che così capite.

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