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I confess: I am a machead. Yet I bought a Pebble as an impulse purchase the moment I saw the new website.

It leverages every weak point the Apple watch has revealed so far: pretentious design (even if some argue it’s great), no battery life, almost useless, too expensive.

Just a few days after the Apple keynote, Pebble replies: we’re substance vs vaporware, we’re real, we’re fair and square.

Oh, we’re cheap (huge price cut on both models). And we have pretty decent battery live (almost one week).

Great copy strategy, great execution. Great brand storytelling, told by good old fashioned pixels (no fancy video).

Breathe Jony, this round is not yours.

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Giovedì 16 si è svolto il Workshop di Movi&Co, in collaborazione con Vivimilano, sul branded storytelling.

Obiettivo dell’incontro: illustrare lo storytelling come leva più potente di comunicazione, irradiata su adv e new media.

Il workshop, coordinato e moderato da Andrea Fontana, esperto di storytelling e docente di “Storytelling e narrazione d’Impresa” all’Università di Paviasi è sviluppato in 4 panel.

Nel primo, Paolo Guglielmoni (sì, parlo di me in terza persona, ok?), Creative Director & Founder di “hungryideas. storytelling for brands with appetite” e Consigliere esecutivo ADCI, si è confrontato con Karim Bartoletti, Socio & Executive Producer di Filmmaster Productions, in una “battaglia a colpi di spot”: sfidandosi a raccontare tutte le sfaccettature creative e produttive dello storytelling nelle più intriganti e geek case history degli ultimi 10 anni.

Protagonista del secondo panel è stata Enel con la campagna “Milioni di attimi”

Laura Giovannini, Head of Advertising di Enel Group, Fabrizio Caprara, Presidente di Saatchi&Saatchi e Ada Bonvini, CEO & Executive Producer Filmmaster Productions ci hanno mostrato, da diversi punti di vista,  come sia nata e si sia sviluppata l’idea di raccontare 50 anni di azienda attraverso la messa in scena delle emozioni forti che fanno parte della vita di ognuno, così come Enel fa parte della vita degli italiani.

Lo storytelling coinvolge sempre più il mondo digitale dei social network: una comunicazione multipiattaforma, top-down e bottom-up, simmetrica, basata sull’interattività ed il crowd-thinking.

Questo il tema del terzo panel dedicato al progetto “Futura Francesca” di Telecom Italia, presentato da Loredana Grimaldi, Corporate Communication Telecom Italia e Tak Kuroha, regista e vincitore di molte edizioni di Movi&Co.

Uno spot “per la rete nato dalla rete” in quanto è stato frutto di un concorso che ha visto coinvolti centinaia di fruitori (potenziali e non) di Telecom Italia che hanno contribuito a scrivere il futuro di Francesca, già protagonista dello spot televisivo precedente, tra 70 anni, un futuro in cui “le emozioni non cambiano, il modo di comunicarle si”.

Hanno concluso il workshop Giangiacomo Schiavi ,Vicedirettore del Corriere della Sera, Marina Ceravolo, Direttore sviluppo ricerche e scenari media di Rai-Sipra e ancora Paolo Guglielmoni (sì, continuo a parlare di me in terza persona, ok?): il primo, ha sottolineato come anche il giornalismo abbia dovuto fare i conti con i cambiamenti nella comunicazione introdotti da internet, in quanto i giornalisti oggi assieme alla dura realtà devono cercare di coinvolgere il lettore; la seconda, ha presentato il progetto editoriale “Carosello Reloaded”, non una semplice riedizione del Carosello tradizionale ma un progetto ancora una volta multimediale, interattivo, social, il terzo ha sottolineato come l’uomo sia un animale narrativo, e come le tecnologie di geekadvertising e storytelling evoluto rispettino quindi molto più di prima la sua natura, perché finalmente gli parlano non come target, ma, finalmente, come persona.

Ecco i vincitori del SXSW 2013 Interactive Awards:
Activism: Wikipedia Zero
Amusement: Contre Jour 
Community: SoundCloud 
Educational Resource: ChronoZoom 
Experimental: Chrome Web Lab

Film/TV: The Beauty Inside 

Motion Graphics: Air Jordan 2012 

Music: JAM With Chrome 

Personal: Marco Rosella 

Social Media: NASA Mars Curiosity Rover 

Student: Living Galapagos 

Technical Achievement: Nike+ FuelBand 

Special Honours

Digital Campaign of the Year: Invisible Children: KONY 2012 

Speaker of the Event: Cory Booker – ‘Cory Booker: The New Media Politician’

Breakout Digital Trend: Leap Motion 

People’s Choice Award: Charity Miles 

Best of Show: Contre Jour

Considerazione finale: nell’impero pubblicitario, la periferia è decisamente più interessante del centro.
Soprattutto la categoria Best of Show, con il magnifico gioco per iPad Contre Jour (l’immagine del post ne è uno screenshot).

Il Superbowl, l’evento sportivo più visto dagli americani, è stato contraddistinto da un imbarazzante blackout allo stadio durato una mezz’oretta.
Data l’enorme attenzione data dagli investitori pubblicitari a questo spazio, negli ultimi anni le truppe cammellate dei Social Media sono state poste pesantemente a presidio dell’evento, per cercare di fare un po’ di comunicazione senza acquistare i costosissimi spazi pubblicitari.
Insomma, le forze d’elite dei Social sono state schierate, pronte a twittare, a paracadutare status su Facebook e a occupare militarmente il second screen, mentre il primo era occupato dai pubblicitari.

E quando si sono spente le luci ( per il blackout)…

Complimenti per la rapidità di riflessi (e all’aver predisposto un team creativo in presa diretta) a Duracell e a Oreo (perché i biscottini si possono inzuppare anche al buio) 🙂
Qui trovate un dietro le quinte della trovata social di Oreo:  Behind The Scenes Of Oreo’s Real-Time Super Bowl Slam Dunk
E un premio di consolazione anche ad Audi, che si è offerta di inviare un po’ di LED per riaccendere il logo Mercedes nel Superdome…
Anche altre marche hanno cercato di cogliere al volo l’opportunità, ma con risultati decisamente inferiori. Qui trovate un’altra serie di esempi.

Cito quanto scrive il geek fellow Roberto: “IMHO questo sarà uno dei trend emergenti dei prossimi anni. Sviluppare app o eco sistemi app+sito+hardware+social che diano una experience diversa all’uso dei prodotti, probabilmente attraverso la Gamification”.
Mettici l’internet of things che da diverso tempo ha già un piede nella nostra porta.
Mettici il surplus cognitivo che l’approccio ludico porta con sé.
Il risultato è che gli oggetti che ci portiamo addosso sono talismani che ci mettono in contatto con la dimensione digitale, che aumenta di contenuti e attività la nostra vita reale. L’oggetto stesso è una leva narrativa, in cui noi siamo i co-protagonisti reali e digitali.
Come Nike Fuel Missions: un sistema di gamification e storytelling per il NikeFuel Band.
Sarà una deformazione da copywriter, ma io ci vedo una nuova categoria narrativa: il fitness storytelling o fitness telling.
L’attività fisica dagli albori di nike+ ha dimostrato di possedere un grande potenziale per inserire gli utenti in una dinamica antagonistica tipicamente narrativa. Una dimensione sublimata, certo: nel senso che gli utenti si “facevano il loro film” (nella loro testa) di sfide con gli amici.
Con Nike Fuel Missions la trama di infittisce: il plot narrativo non è più soltanto sublimato, è proprio reale. Scritto dai creativi e interpretato dagli avatar digitali dei testimonial, assieme a te, nel mondo reale. E’ una forma di storytelling interattivo in realtà mista.
Godetevi il video:

Riprendo uno spunto postato sul tumblr di hungryideas.

***

Kickstarter è il più famoso (ma non l’unico) collettore crowdfunding di progetti di startup. Eppure, sono sempre più intriganti non solo le idee di startup, ma anche i video che le raccontano. Sono spesso realizzati in infografica. Sono un vero e proprio genere di storytelling, con le sue regole narrative (guardatevi questo post di fast.co su come fare un kickass kickstarter video).

Sono un vero e proprio genere di storytelling, il kickstarter video. Di cui kickstarter è quindi un po’ l’adsoftheworld.
Un genere che merita una categoria di premio ai festival di pubblicità, IMHO. Dal momento che ha degli obiettivi di business e di comunicazione cruciali: se non funzionano bene, la startup rischia di non partire nemmeno.

Chiedete cosa è hungryideas? NON lo chiedete?
Ve lo scrivo lo stesso. E’ il mio nuovo progetto di geek storytelling 😉 

stay hungry, stay tuned (for details)

Riporto il post pubblicato sul blog ADCI.

Come fa notare il sempre preciso Mauroman, Red Bull Stratos non è poi tanto diverso da quello che faceva Sector No Limits una 15ina di anni fa con testimonial come Patrick de Gayardon, a parte che c’è Internet di mezzo.
E, in effetti, la presenza di Internet è tutta la differenza. Non solo come potenza di buzz, cosa di per sé non da poco, ma perché ha spostato l’accento della comunicazione di marca sui contenuti: sul content marketing, per fare felici di planner ;-P

15 anni fa, in pieno paradigma televisivo, Patrick de Gayardon e tutta la scuderia di testimonial Sector erano appunto soltanto dei testimonial, degli sportivi estremi che diventavano personaggi televisivi portando con sé il logo Sector e i valori della marca: che era pienamente co-protagonista della comunicazione.

Quello che oggi è cambiato, grazie al paradigm shift internet e geek, è che il volo supersonico di Felix Baumgartner è protagonista assoluto di un’operazione di cui Red Bull è “soltanto” finanziatore e, soprattutto, media company. Perché ha prodotto un contenuto video scientifico/sportivo che stato guardato da oltre 8 milioni di persone live su YouTube e che genererà anche un documentario BBC in onda a Novembre negli States sul National Geographic Channel.
La marca diventa invisibile, cedendo il passo al contenuto e all’atleta. Come nota AdFreak, infatti, la marca è “omnipresent yet invisible”.

Facendo un passo indietro a favore dei contenuti, Red Bull aumenta la sua visibilità e iconicità, al punto che qualcuno già addita l’evento come prossimo oro a Cannes nella categoria special events e live advertising. E a giudicare dal numero di spoof istantanei (qui di seguito vedete quello di Conan o’Brien e, sotto, quello di Ogilvy Vienna, con i Lego), tendo ad essere d’accordo.

Prendo spunto da questa segnalazione del fellow geek Roberto, per togliermi il cappello di fronte a un grande esempio di campagna stampa aumentata. O CinePrint, come recita l’intestazione del video.Nessun pensiero strategico, se non quello di posizionare la nuova Lexus come “WOW” (Stunning, appunto). E un co-marketing con l’edizione iPad di Sports illustrated (su cui è presente il video con cui aumentare la pagina stampa).
Anzi, questa interazione tra magazine cartaceo e digitale, forse, è proprio la vera innovazione geniale.
Insomma, ecco il video: tenetevi la mascella.

Siri sta generando una forma di engagement virale e molto geek. Per quale Brand? Siri, naturalmente. E di conseguenza per Apple.
In rete ci sono da mesi tantissimi spoof video su Youtube: talmente tanti e divertenti, che qualcuno ha già stilato le classifiche dei migliori, come questa.

L’effetto Siri è un virale talmente grande che non si ferma alla rete, ma riceve pure una consacrazione televisiva, come nella serie più geek della TV “Big Bang Theory”:

Ora, potrà pure essere un’operazione di product placement e di marketing virale da parte di Apple; tuttavia resta il fatto che Siri esprime il potere di brand engagement che la tecnologia ha, quando tocca le corde giuste di certi comportamenti umani. Nel caso di The big Bang Theory, l’innato desiderio (maschile) di avere una donna che ti ascolta e fa sempre quello che dici: una geisha geek.

Da un punto di vista più ampio, di comunicazione, il comportamento che ha scatenato l’effetto virale e di engagement spontaneo è l’innata tendenza delle persone a far propri i contenuti che trovano piacevoli o divertenti, a remixarli. Un po’ come era già capitato per il Kinect Effect, di cui abbiamo già scritto.

Kirby Ferguson, hai proprio ragione: Everything is a remix.

Marca esclusiva, posizionata su un target di palati raffinati. Grey Poupon, una senape.
Già, e sui social? Su Facebook, dove tutti si scatenano ad acquisire più like possibile, anche a costo di comprarli (poi sapete come la penso sulla polemica dei falsi follower).
Lì si rompe il giocattolo, perché l’idea è di avere cani e porci ad amare e likare la nostra pagina.
Alla faccia dell’esclusività, si svacca la marca.
A meno che…
A meno che la marca, in base al suo credo, non ci pensi bene, prima di accettare il tuo like.
Vadano a vedere il tuo profilo Facebook. A capire se sei persona di gusti raffinati. Se sei degno.
In caso contrario non ti accettano. E rescindono il tuo link, ti rimbalzano, ti rifiutano.
A me hanno preso alla stragrande (non avevo dubbi, essendo uno di gusti fini), non ho quindi potuto verificare se davvero ti segano. Provateci voi e sappiatemi dire se e quanti sono stati rimbalzati.
😛
Ovviamente siamo nuovamente nel campo dell’uso dei tui dati, della personalizzazione, del cercare di estrarre un senso dalle cose che fai, dici, posti.
Un campo maledettamente affascinante. (in questo caso non dovrebbero esserci problemi di privacy, nella misura che il processo e il risultato li vedi solo tu e non vengono diffusi a terzi).
Fatevi un giro e giocate al processo di approvazione, è carino.
Ora, come spesso capita, non è però che l’operazione Facebook e il sito della marca siano esattamente allineati:
Si veda anche questo mio dotto articolo: Marketing negativo: se non ti vendo tu vuoi comprare…;-)