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Archive for the ‘advertising’ Category

Il Superbowl, l’evento sportivo più visto dagli americani, è stato contraddistinto da un imbarazzante blackout allo stadio durato una mezz’oretta.
Data l’enorme attenzione data dagli investitori pubblicitari a questo spazio, negli ultimi anni le truppe cammellate dei Social Media sono state poste pesantemente a presidio dell’evento, per cercare di fare un po’ di comunicazione senza acquistare i costosissimi spazi pubblicitari.
Insomma, le forze d’elite dei Social sono state schierate, pronte a twittare, a paracadutare status su Facebook e a occupare militarmente il second screen, mentre il primo era occupato dai pubblicitari.

E quando si sono spente le luci ( per il blackout)…

Complimenti per la rapidità di riflessi (e all’aver predisposto un team creativo in presa diretta) a Duracell e a Oreo (perché i biscottini si possono inzuppare anche al buio) 🙂
Qui trovate un dietro le quinte della trovata social di Oreo:  Behind The Scenes Of Oreo’s Real-Time Super Bowl Slam Dunk
E un premio di consolazione anche ad Audi, che si è offerta di inviare un po’ di LED per riaccendere il logo Mercedes nel Superdome…
Anche altre marche hanno cercato di cogliere al volo l’opportunità, ma con risultati decisamente inferiori. Qui trovate un’altra serie di esempi.

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Intelligente: per promuovere il nuovo film dell’A-Team, il gioco si fa duro su Google Earth.. 🙂
L’idea è di giocare a guidare il furgone dell’A-team all’interno di uno scenario preso da Google Earth.
Bell’esempio di uso creativo della tecnologia, direi Geek Advertising.
Adesso il giochino non funziona più, ma fortunatamente è rimasto il video.
Quanto all’A-Team: a volte ritornano. :-S

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Si è da poco concluso anche l’ADC*E Award 2012Qua sopra vedete il Grand Prix: il commercial ”Bear”, per Canal+, dell’agenzia BETC.
Bel commercial, niente da dire. Eppure, mi lascia l’amaro in bocca che nel 2012 il Grand Prix ADC*E vada ad un “semplice” spot TV.
Voglio dire: nell’epoca delle narrazione multi-piattaforma, della geek advertising, delle idee cross media, dei Titanium, il Grand Prix va a uno story-telling tradizionale che oltretutto utilizza meccanismi narrativi altrettanto tradizionali (short story con elemento enigmatico svelato dal prodotto alla fine: ricordate lo splendido Power of Wind, Oro a Cannes 2007?).
Mi lascia perplesso. Molto meglio il Grand Prix dell’anno scorso, Dortmund Milk, e, soprattutto, molto meglio il Grand Prix italiano, che racchiude in sé un modo di fare story-telling più intrigante, multi-sfaccettato, e aperto a quello che è il futuro presente del nostro mestiere.

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Awesome.
Decisamente poco conventional, molto geek advertising 🙂
In occasione del lancio della versione 3D di StarWars, al cinema, si è costruito un organo fatto con 20.000 pezzi di Lego – marca che fa dei bei soldi grazie alla serie cinematografica-fantascientifica più famosa dell’universo conosciuto.
Non solo suona ma fa vedere il mondo di Star Wars… Lego Style.
La cosa straordinaria è che l’oggetto funziona sul principio del carillon: Le persone fanno ruotare un tamburo, il tamburo tramite dei rilievi, aziona la tastiera dell’organo. Ma i rilievi sono scenari StarWars…insomma, guardatevi il video, che si fa prima 🙂
Collegamento al business: dalle location dell’oggetto (le prime cinematografiche) possibilità di accedere, attraverso QR code, a un microsito e ordinare i set Star Wars mostrati.

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Si è parlato di conigli wi-fi connessi a internet, di sveglie, di pesa-persone, ma le pizze ancora mi mancavano.

E’ un’appetitosa idea di TBWA Dubai, per Red Tomato Pizza (pizzeria italiana con forno a legna, a Dubai… le pizzerie italiane sono i veri virali!): un’idea semplice e geek, come piacciono a noi.

In pratica, un magnete da frigo, bluetooth, che funziona come un bottone ordina-pizza. Se sei cliente affezionato della catena di pizzerie, lo premi e ti viene consegnata a domicilio la pizza.

I dettagli li vedete nei video qua sotto.

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Una cintura che, in modo facile e veloce – con un semplice (ancorché evocativo) movimento pelvico ci permette di geolocalizzarci, di dare un like, di facebook – socializzare in un punto vendita in mobilità molto mobile…
La Likebelt è un progetto Open Source e ve la potete costruire da soli seguendo le istruzioni contenute sul sito: http://likebelt.com/
Scherzi a parte, aspettiamoci nei prossimi anni un fiorire di braccialetti e altri oggettini hardware che interagiscono coi social, a partire dai cellulari con NFC o simili…
Dato che il cellulare Android con NFC io ce l’ho (Nexus S) quasi quasi me ne faccio una, tanto il saldatore lo so ancora tenere in mano… se lo faccio davvero, vi aggiorno.

Enjoy

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Si fa un gran parlare di new media, implicando quasi sempre che siano soltanto quelli digitali.

Per geekadvertising, invece, i nuovi media sono tutti quelli che possono stimolare e veicolare un’idea. Anche offline, come vediamo in questi intriganti esempi di bagvertising.

(via ninjamarketing)

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Ecco i vincitori del premio Ads worth spreading del TED.

Personalmente, inserirei questo premio nel rooster dei più significativi premi pubblicitari assieme ai vari Cannes, Clio, Eurobest, Epica etc.

Sia perchè il TED è la più importante conferenza d’idee del pianeta. Sia perchè il concetto di “worth spreading” ben s’attaglia allo spirito di questi tempi, oltre che a quello del manifesto deontologico ADCI.

Tra i vincitori, tutti caratterizzati da un grande storytelling, segnalo The Kinect Effect, per il suo contenuto di verità: basta googlare kinect mashup per rendersi conto di cosa ha scatenato l’arrivo di Kinect. Ha ragione Kirby Ferguson, quando dichiara che la creatività è remix: nel caso di Kinect è proprio andata così.

 

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Wiki è la parola che più rappresenta questa fase del nuovo millennio. La fase veloce, partecipativa, cognitivamente collettiva. La partecipatività sta ridefinendo la nostra intelligenza, la nostra identità, il nostro modo di comunicare: anche in pubblicità.

Per questo è importante che un libro come WikiBrands, di Moffit e Dover, sia arrivato in Italia: segna un minestrone nella riflessione sul mestiere della comunicazione.

Leggetene la quarta di copertina e capirete:

Il brand continua a rappresentare un valore fondamentale per il business solo se saprà abbracciare pratiche di comunicazione realmente innovative, in una difficile transizione dall’immagine alla relazione. Con l’affacciarsi sul mercato di una nuova generazione di nativi digitali, col passaggio della maggior parte dell’informazione dalle mani delle aziende a quelle delle singole persone e con l’emergere di nuovi comportamenti culturali dettati dalle nuove tecnologie, il marketing si espone a una sfida epocale, individuando strategie basate sull’engagement con i consumatori, sulla collaborazione e persino sulla condivisione della proprietà del brand.

Wikibrand è una chiamata alle armi, una guida strategica e una road map verso il futuro. Un appello alle aziende a spostare l’attenzione da ciò che fanno (pubblicità, comunicazione, vendite) a come lo fanno (connessione, partecipazione, brand engagement).
Il libro, frutto degli studi di due tra i maggiori esperti mondiali di media e marketing, spiega come sfruttare i nuovi modelli di business, le tecnologie e le community di appassionati online, fornendo centinaia di esempi e testimonianze dirette di casi di successo.

Che lavoriate in un’azienda ormai consolidata o che siate alle presa con il lancio di una start up, questo libro saprà offrirvi numerosi spunti e suggerimenti:

  • come creare engagement con i consumatori attraverso il passaparola e i contenuti generati dagli utenti;
  • come generare un’esperienza condivisa di valutazioni, recensioni e cultura online;
  • come costruire una comunità mediante il microblogging e il crowdsourcing.
  • come stabilire una connessione veramente autentica e capace di creare valore.

Destinato a imprenditori e manager, ma anche ai responsabili di marketing e comunicazione che dovranno dirigere questo cambiamento, Wikibrands è uno strumento prezioso anche per gli esperti del digitale, gli studiosi di comunicazione e per chiunque sia interessato a capire come le aziende leader siano costantemente alla ricerca del coinvolgimento del proprio pubblico”.

E’ da diverso tempo che si parla di questo progetto. Sicuramente è da diverso tempo che parlo di questi argomenti con il mio amico e collega Matteo Righi, nelle serate ADCI: discutendo su quanto sia cambiato lo scenario della creatività nel mondo, di quanto occorra ragionare in maniera “partecipativa” e tecnologica se si vogliono produrre idee davvero potenti e rilevanti per le persone. Soltanto idee concepite in questo modo possono davvero alimentare la conversazione, far parlare le persone, facendo parlare anche di sé.

Per questo, per entrambi è stato una piacevolissima sorpresa essere coinvolti, come autori di case history “partecipative” italiane (la mia è l’evento, realizzato dopo la mia uscita da Leo Burnett, Happy Birthday Web, e la prima torta di compleanno in realtà mista: realizzato da MEME, l’agenzia virtuale “partecipativa” che ho creato per l’occasione assieme a Paolo Costa), da Marco Lombardi, presidente Y&R e docente IULM, puntuale e appassionato curatore dell’edizione italiana del volume.

E visto che di “era della partecipazione” si parla, non fermatevi a questo post, ma leggetevi anche quello di Matteo Righi, di Luca de Biase; e partecipate alla conversazione su twitter e su facebook.

Una lettura geekadvertising, senza dubbio.

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Durante le feste da poco trascorse, Sony ha trasformato un suo negozio in un gigantesco calendario dell’avvento. Apponendo un QR code su ogni finestra: che diventava così una casella in cui vincere un premio.

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