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Archive for marzo 2012

Una cintura che, in modo facile e veloce – con un semplice (ancorché evocativo) movimento pelvico ci permette di geolocalizzarci, di dare un like, di facebook – socializzare in un punto vendita in mobilità molto mobile…
La Likebelt è un progetto Open Source e ve la potete costruire da soli seguendo le istruzioni contenute sul sito: http://likebelt.com/
Scherzi a parte, aspettiamoci nei prossimi anni un fiorire di braccialetti e altri oggettini hardware che interagiscono coi social, a partire dai cellulari con NFC o simili…
Dato che il cellulare Android con NFC io ce l’ho (Nexus S) quasi quasi me ne faccio una, tanto il saldatore lo so ancora tenere in mano… se lo faccio davvero, vi aggiorno.

Enjoy

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Se nella giungla post-mediatica (nel senso – che improvviso ora, mentre digito questo post – che i media trascolorano gli uni negli altri, ibridandosi vicendevolmente), tutto è un medium di comunicazione, allora anche la natura e le idee creative possono ibridarsi in una forma di eco-street art.

(via Organic Green Roots)

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Si fa un gran parlare di new media, implicando quasi sempre che siano soltanto quelli digitali.

Per geekadvertising, invece, i nuovi media sono tutti quelli che possono stimolare e veicolare un’idea. Anche offline, come vediamo in questi intriganti esempi di bagvertising.

(via ninjamarketing)

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Hai 100 caratteri a disposizione. Componi il tweet con il punteggio più alto del giorno. Vinci una confezione di Scrabble Trickster. Semplice e brillante idea belga: una promozione chiamata Twitter Scrabble promotion.
L’ascesa di Twitter come medium di creatività social continua.

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Ecco i vincitori del premio Ads worth spreading del TED.

Personalmente, inserirei questo premio nel rooster dei più significativi premi pubblicitari assieme ai vari Cannes, Clio, Eurobest, Epica etc.

Sia perchè il TED è la più importante conferenza d’idee del pianeta. Sia perchè il concetto di “worth spreading” ben s’attaglia allo spirito di questi tempi, oltre che a quello del manifesto deontologico ADCI.

Tra i vincitori, tutti caratterizzati da un grande storytelling, segnalo The Kinect Effect, per il suo contenuto di verità: basta googlare kinect mashup per rendersi conto di cosa ha scatenato l’arrivo di Kinect. Ha ragione Kirby Ferguson, quando dichiara che la creatività è remix: nel caso di Kinect è proprio andata così.

 

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Notevole idea e bella realizzazione per questa operazione di una compagnia di assicurazioni USA.
L’idea della comunicazione è il solito robot più o meno alieno che getta il panico nella solita smallville, distruggendo case e proprietà.
Tutto da manuale, secondo il comandamento “se devi far vedere un problema, fallo in modo divertente così la gente non prova ansia“, contenuto nelle tavole della legge per le assicurazioni.
Lo spot è carino ma – come spesso capita con la pubblicità – perfettamente dimenticabile in breve tempo. Comunque per completezza, lo allego.
Quello che invece merita è lo sviluppo online.
Mettete sul sito il vostro cognome e indirizzo, premete il via e… beh, potete immaginarvi cosa succede 🙂
A me è piaciuto e – al di là dei gusti personali, mi sembra molto interessante questo uso delle immagini satellitari, anche se certo non è il primo esempio.
Insomma, fatevi un giro… ovviamente niente vieta di mettere l’indirizzo del vostro luogo di lavoro e assistere alla sua distruzione… condividendola poi sui social media. Naturalmente è *molto* poco politically correct mettere indirizzi come Piazza Colonna, 370 o via del Plebiscito 102 a Roma … 😉

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Finalmente un caso interessante di User Generated DEMarketing.
Nel complicato mondo contemporaneo, ci sta anche questo: che un artista, un esperto comunicatore inizino a fare comunicazione *contro* il nostro prodotto.
In maniera creativa. Forse più convincente della nostra pubblicità a favore del nostro prodotto.
Anche perché queste iniziative rischiano di godere di una copertura mediatica gratuita che il nostro spottino non può avere… e di generare un buzz forte sia sui Social che nei circuiti dei blogger che anche sui mezzi tradizionali.
In questo contesto interessante il caso di Ron English, un artista… beh, giudicate voi se vi piace o meno, che ha deciso di dichiarare guerra ai cereali per la prima colazione destinati ai bambini. Ritenendoli nocivi alla salute, ha messo in piedi una campagna di controcomunicazione. Di subvertising o subvertizing.
La strategia di comunicazione è semplice: rigirare la comunicazione della marca contro se’ stessa.
Tra gli elementi di spicco: Fat Tony – caricatura di Tony il Tigrotto. Fat Tony è un bambolotto in plastica, prodotto inizialmente in 500 esemplari, in edizione limitata. Ed è grasso. Ed ha ovviamente la sua scatola di cereali – i “Sugar Frosted Fat”, la colazione preferita di Fat Tony, un “tigrotto da una tonnellata con un’aspettativa di vita molto ridotta”. Un po’ sulla scia di “Supersize Me”…
La campagna è stata poi contraddistinta dal piazzamento abusivo sugli scaffali dei supermercati (da parte dell’artista) di finte scatole di cerali, parodie sarcastiche di prodotti ampiamente noti.
Una battaglia per un’alimentazione più sana o un escamotage per far salire le proprie quotazioni cme artista? Sia come sia, quel che è certo è che iniziative del genere rischiano di non fare per nulla bene alla marca, se escono da un circuito puramente artistico e trovano persone che le raccolgano e le amplifichino…
Per approfondimenti:

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