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Posts Tagged ‘geek advertising’

Siri sta generando una forma di engagement virale e molto geek. Per quale Brand? Siri, naturalmente. E di conseguenza per Apple.
In rete ci sono da mesi tantissimi spoof video su Youtube: talmente tanti e divertenti, che qualcuno ha già stilato le classifiche dei migliori, come questa.

L’effetto Siri è un virale talmente grande che non si ferma alla rete, ma riceve pure una consacrazione televisiva, come nella serie più geek della TV “Big Bang Theory”:

Ora, potrà pure essere un’operazione di product placement e di marketing virale da parte di Apple; tuttavia resta il fatto che Siri esprime il potere di brand engagement che la tecnologia ha, quando tocca le corde giuste di certi comportamenti umani. Nel caso di The big Bang Theory, l’innato desiderio (maschile) di avere una donna che ti ascolta e fa sempre quello che dici: una geisha geek.

Da un punto di vista più ampio, di comunicazione, il comportamento che ha scatenato l’effetto virale e di engagement spontaneo è l’innata tendenza delle persone a far propri i contenuti che trovano piacevoli o divertenti, a remixarli. Un po’ come era già capitato per il Kinect Effect, di cui abbiamo già scritto.

Kirby Ferguson, hai proprio ragione: Everything is a remix.

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Ovvero, come l’advertising ci vede già doppio.

“Vederci doppio” è un’espressione che cambierà presto significato. Grazie alla realtà aumentata (AR), ovvero la tecnologia che ci fa vedere doppio, aumentando di contenuti digitali il mondo reale che ci circonda.
L’abbiamo vista talmente spesso nei film di fantascienza (due su tutti, Minority Report e Iron Man… ok, facciamo tre: anche Essi vivono di John Carpenter) che ci è quasi familiare.
Un po’ come il touch screen dell’iPhone: quando lo vedi per la prima volta, da un lato ti stupisci perché ti sembra magia pura, dall’altro provi la gratificazione di chi finalmente può usare dal vero qualcosa che ha sempre sgolosato solo al cinema.
Questa stessa sensazione è quella provata di fronte alla demo pubblicitaria di Project Glasses di Google, l’interfaccia handfree di realtà aumentata. Guardatevela qui sotto.

Il video ha avuto così tanta presa sul pubblico da diventare subito virale, come dimostrano i numerosi spoof che la gente ha spontaneamente realizzato. Eccone uno:

Bene, se gli occhiali sono il futuro della AR (guardatevi anche Sight, un cortometraggio sulle lenti a contatto del futuro prossimo), la geek advertising è già il suo presente.

Due esempi: uno l’app realizzata per il rivenditore di abbigliamento Moosejaw, che permette di fare quello che tutti gli occhiali a raggi X promettevano sulle riviste degli anni ’70: vedere sotto gli abiti delle modelle.

L’altro, l’applicazione mobile AR che GoldRun ha realizzato  per Esquire Magazine, con cui si poteva interagire digitalmente con la covergirl Brooklyn Decker nelle librerie Barnes & Noble, e condividere la foto su Facebook. Il tutto, ovviamente, a patto di scaricare l’app di Esquire e di recarsi in uno dei 700 punti vendita Barnes & Noble.

Cambiano le tecnologie, ma non le regole del gioco: si tratta sempre di individuare contenuti rilevanti per le persone, e di creare non più soltanto messaggi, ma intere esperienze di marca. O, per restare nel tema della AR, di geek advertising aumentato.

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Si è da poco concluso anche l’ADC*E Award 2012Qua sopra vedete il Grand Prix: il commercial ”Bear”, per Canal+, dell’agenzia BETC.
Bel commercial, niente da dire. Eppure, mi lascia l’amaro in bocca che nel 2012 il Grand Prix ADC*E vada ad un “semplice” spot TV.
Voglio dire: nell’epoca delle narrazione multi-piattaforma, della geek advertising, delle idee cross media, dei Titanium, il Grand Prix va a uno story-telling tradizionale che oltretutto utilizza meccanismi narrativi altrettanto tradizionali (short story con elemento enigmatico svelato dal prodotto alla fine: ricordate lo splendido Power of Wind, Oro a Cannes 2007?).
Mi lascia perplesso. Molto meglio il Grand Prix dell’anno scorso, Dortmund Milk, e, soprattutto, molto meglio il Grand Prix italiano, che racchiude in sé un modo di fare story-telling più intrigante, multi-sfaccettato, e aperto a quello che è il futuro presente del nostro mestiere.

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CI vediamo domani al Rosa Granda Hotel, alle 14.30, per parlare (in inglese) delle frontiere più geek della creatività pubblicitaria outdoor.

A domani!

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(Cito dai primi super del video qua sopra:) Che le auto elettriche siano ecologiche lo sappiamo tutti. Che siano anche divertenti da usare, non lo sapevamo. Finora.

L’idea? Usare due Smart elettriche come controller per giocare un enorme partita di Pong che è in realtà un evento test drive.

BBDO Germania ha azzeccato un vero colpo di genio geek. Kudos.

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Per salutarvi al rientro dalle vacanze, ecco un bel tributo geek a Steve Jobs.

Joseph Tame ha disegnato un logo Apple correndo 21 km lungo le strade di Tokio: un’opera d’arte di geekrunning fatta con “2 gambe e 2 iPhones”. Un doppio augurio, quindi: a Steve Jobs di rimettersi in sesto e continuare a meravigliarsi con i suoi prodotti, e a me di riprendere a correre quanto prima.

 

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Cliccando qua sopra, potrete vedere il video del mio talk a Frontiers of interaction 2011. Buone vacanze!

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E’ almeno 2 anni che rompo le balle con la realtà aumentata, e che sviluppo concept di progetti che la utilizzano.

Uno di questi (ho testimoni che possono confermare la cosa, eh!) riguardava la disseminazione in una data città, magari in un suo parco, di eventi sonori e musicali geolocalizzati, che si sarebbero attivati attraverso l’interfaccia di una app. In questo modo, ogni utente avrebbe generato un diversa sequenza di brani/eventi sonori, a seconda del percorso che avrebbe seguito nel dato parco della data città. In questo modo la musica sarebbe stata scritta anche dall’utente, come catalizzatore geek di una partitura lasciata aperta dal compositore. Insomma, un evento di musica aumentata.

Bene, ora immaginate la stessa idea, non 2 anni fa, ma ora, e non in una data città, ma a Washington DC, nel parchetto chiamato Mall. E’ quello che farà la band Bluebrain, pubblicando il loro prossimo album non in formato cd o mp3, ma come app location aware. 

Al di là del livore personale, in cui tutti i creativi degni di questo nome si riconosceranno (abbiamo tutti i cassetti pieni di idee che poi realizzano altri, vincendoci pure dei grand-prix stampa a Cannes 2004), mi si affollano in mente amare considerazione sullo stato imprenditoriale e culturale del nostro paese. In cui, purtroppo, non sono le idee che mancano.

[Fonte: Mashable]

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“Quoto” in toto (e anche oggi la rima l’ho fatta…) il post di Matteo Righi su SXSW, dal blog Bocciofila Brancaleone del consiglio ADCI.

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Dall’11 al 15 marzo 2011, Matteo Sarzana, GM di VML Italia e grande appassionato della rete, ci racconta quanto sta succedendo al South by Southwest Film Conference and Festivaldi Austin in Texas.
Il SXSW è un festival musicale, cinematografico e delle tecnologie emergenti che ha luogo ogni primavera ad Austin e che quest’anno celebra il venticinquesimo anniversario. Dal 1994, le conferenze nel campo interattivo, hanno fatto del Festival il luogo ideale per il lancio di tecnologie digitali emergenti.
Attraverso il suo blog, e alla pagina Facebook di VML, Matteo ci rende conto in tempo reale degli highlight delle conferenze alle quali sta partecipando. I primi sono quelli relativi agli speech del CEO di Flipboard, della game designer Jane McGonigal, su New Search ideasAugmented reality e Advertising.
Un’ottima occasione per gli appassionati di questi temi per seguire l’evento a distanza.

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Se domani volete venire qui a tirarmi verdure di ogni tipo, poi ce le mangiamo in crudité.

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