I QR codes, i codici “a barre” di nuova generazione che permettono ad un cellulare di inquadrare,scattare e collegarsi ad un minisito sul prodotto o sulla marca stanno diventando di moda.
Anche in Italia si vedono esempi di questa tecnologia (ad esempio parecchie pagine pubblicitarie sul primo numero di Wired Italia riportavano questa tecnica).
Il limite della tecnologia è che il “classico” QR code è però bruttarello e aggiunge quindi un elemento negativo dal punto di vista della grafica e della creatività sul materiale di comunicazione su cui è apposto.
Ma non è tanto un limite della tecnologia quanto, pare, dei designer: basta infatti guardare cosa ha fatto l’agenzia giapponese SET, alleandosi con il designer Takashi Murakami per Louis Vuitton.
Il risultato: un mashup della funzionalità tecnologica, della personalità dell’artista e una visione 2.0 della simbologia della marca francese.
Ah, btw, funziona pure, l’ho provato…
http://brezzadilago.blogspot.com/2009/02/aria-in-qr-code.html
io ne ho fatto uno poetico 🙂
Carina l’idea del QR Code di Vitton, pero’ io non riesco a vederlo con il mio cell (uso il lettore Beetagg su BlackBerry). Che lettore usi, che riesci a vederlo?
Sui QR Code ci sarebbe poi da discutere in relazione all’utilizzo che se ne fa in Italia.
I casi ci sono ma quelli piu’ “famosi”, ovvero con visibilita’ nazionale quali quelli presenti sul primo e secondo numero di Wired di primarie aziende del settore Automotive, a me lasciano perplesso.
Il fatto che io debba spendere soldi (quelli del collegamento Web dal cellulare) per vedermi p.es. uno spot video che potrei vedermi molto più comodamente via PC o in TV, mi fa capire che la strada per un utilizzo di successo di questi codici in Italia e’ ancora lunga.
La domanda da 100 milioni di dollari e’: quanti accessi hanno avuto da quelle inserzioni? Quante volte e’ stato fotografato il codice e quanti sono arrivati sul sito o hanno scaricato il filmato?
Tanto e’ vero che nel secondo numero di Wired, dei due inserzionisti ne e’ rimasto solo uno. Nel terzo numero, che io sappia, nessuno.
Ok, forse e’ troppo presto per fare analisi di ROI su questo strumento (parlo dei QR Code), ma sono dell’idea che finche’ ci basta essere “trendy” e non ci si sforza di capire quale valore aggiunto posso dare con quello strumento, in quale contesto (quello di mobilità) opera e quali sono i servizi/informazioni che l’utente potrebbe apprezzare in quel momento relativamente al mio prodotto, senza questi ragionamenti dicevo rimaniamo ancora a un utilizzo “modaiolo” di uno strumento nuovo.
Un utilizzo in cui “il mezzo” e’ ancora “il messaggio” (per scomodare McLuhan): ma ritengo che oggi i tempi sono maturi per fare un passo avanti e utilizzare in maniera “funzionale” nuovi strumenti come questo.
[…] della crossmedialità senza fermarsi al codicillo (invero bruttino, lo si potrebbe rendere più sexy) così come lo […]